La dea Hathor
Hathor è una dea dell'Amore e della Bellezza.
E' uno tra gli archetipi egizi femminili più completi. Hathor è accogliente, gioiosa e materna.
Venerata anche come dea della musica e del canto.
Fortemente legata all'elemento acqua, era patrona delle sorgenti del Nilo.
"Grande d’amore, patrona delle donne e delle giovani nubili.
Tu sei la signora dell’ebbrezza, dalle feste numerose,
Dama dell’olibano, Signora dell’intrecciare la corona,
Signora dell’allegria, Signora dell’esultanza,
per la Maestà della quale si fa musica […]
Tu sei la Signora della danza, Signora dei canti e della danza con il liuto,
il cui volto brilla ogni giorno, che ignora la pena"
Inno alla Dea scritto sulle pareti del tempietto di Hathor sull'isola di File.
Il suo nome deriva dall'antico egizio ḥwt-ḥr, che vuol dire "Casa di Horo".
E' anche conosciuta come “La Dorata”, Nwbt in antico egizio, “Signora della Malachite e delle Verdi Gemme”, essendo Dea del deserto dove si trovavano molte miniere , la “Vacca Divina”, la “Dea del Confine”, dove il confine indica il limite dell’Universo conosciuto, la “Dea dell’Ovest”.
Il rapporto tra lei e Horus è complesso e cambia in base all'epoca ed anche ai luoghi di culto.
Personalmente la venero nella veste di compagna di Horus, facente quindi parte della Triade di Dendera.
Hathor riveste il ruolo di consolatrice e di nutrice del mondo nella sua forma di vacca sacra(la mucca dona il latte ai suoi figli). Da millenni l'uomo ha utilizzato il latte vaccino per sfamarsi e in questo modo anche la dea Hathor dona il nutrimento al suo popolo.
All'interno della Triade assume il ruolo di dea madre e concepisce il figlio Ihi. Ottiene quindi l’appellativo di “Madre del dio” e ancora “Amata di Horo”.
Veniva considerata la madre-nutrice di ogni Faraone.
Il suo santuario più importante si trova nell’antica Dendera, in antico egizio Ta-netheret ovvero «la città della dea».
Qui si celebrava la festa annuale dell'ebbrezza, che era molto popolare, si teneva il XX giorno del primo mese dell'Inondazione. Di fondamentale importanza era la peregrinatio che la statua della dea compiva verso il santuario di Horus di Edfu, sostando in ogni tempio sul percorso. La statua di Horus di Edfu, considerato come suo sposo, era portata a sua volta verso quella di Hator e le feste dell'incontro duravano 13 giorni.
E' uno tra gli archetipi egizi femminili più completi. Hathor è accogliente, gioiosa e materna.
Venerata anche come dea della musica e del canto.
Fortemente legata all'elemento acqua, era patrona delle sorgenti del Nilo.
"Grande d’amore, patrona delle donne e delle giovani nubili.
Tu sei la signora dell’ebbrezza, dalle feste numerose,
Dama dell’olibano, Signora dell’intrecciare la corona,
Signora dell’allegria, Signora dell’esultanza,
per la Maestà della quale si fa musica […]
Tu sei la Signora della danza, Signora dei canti e della danza con il liuto,
il cui volto brilla ogni giorno, che ignora la pena"
Inno alla Dea scritto sulle pareti del tempietto di Hathor sull'isola di File.
Il suo nome deriva dall'antico egizio ḥwt-ḥr, che vuol dire "Casa di Horo".
E' anche conosciuta come “La Dorata”, Nwbt in antico egizio, “Signora della Malachite e delle Verdi Gemme”, essendo Dea del deserto dove si trovavano molte miniere , la “Vacca Divina”, la “Dea del Confine”, dove il confine indica il limite dell’Universo conosciuto, la “Dea dell’Ovest”.
Il rapporto tra lei e Horus è complesso e cambia in base all'epoca ed anche ai luoghi di culto.
Personalmente la venero nella veste di compagna di Horus, facente quindi parte della Triade di Dendera.
Hathor riveste il ruolo di consolatrice e di nutrice del mondo nella sua forma di vacca sacra(la mucca dona il latte ai suoi figli). Da millenni l'uomo ha utilizzato il latte vaccino per sfamarsi e in questo modo anche la dea Hathor dona il nutrimento al suo popolo.
All'interno della Triade assume il ruolo di dea madre e concepisce il figlio Ihi. Ottiene quindi l’appellativo di “Madre del dio” e ancora “Amata di Horo”.
Veniva considerata la madre-nutrice di ogni Faraone.
Il suo santuario più importante si trova nell’antica Dendera, in antico egizio Ta-netheret ovvero «la città della dea».
Qui si celebrava la festa annuale dell'ebbrezza, che era molto popolare, si teneva il XX giorno del primo mese dell'Inondazione. Di fondamentale importanza era la peregrinatio che la statua della dea compiva verso il santuario di Horus di Edfu, sostando in ogni tempio sul percorso. La statua di Horus di Edfu, considerato come suo sposo, era portata a sua volta verso quella di Hator e le feste dell'incontro duravano 13 giorni.
Dea dell'Amore
Hathor era descritta come la dea più bella dell’Olimpo egizio ed era associata alla sessualità e all’amore, tanto che i greci la identificarono con la dea Afrodite, la Venere dei romani.
«Come è bello il tuo viso
quando appari in gloria
quando sei piena di gioia»
si trova scritto nel tempietto a File dedicato alla dea.
Inoltre sacro alla dea era lo specchio, oggetto legato alla bellezza e colmo di significati simbolici dovuti alla sua qualità di riflettere le immagini creando un “doppio” della realtà. La parte riflettente era tonda o ellittica e poteva essere in oro, argento o bronzo lucidato, tutti colori legati allo splendore luccicante del sole. Il manico degli specchi era spesso decorato con il volto della dea, con corna e orecchie bovine: in questo modo si augurava a chi vi si specchiava di rimanere pieno di vita, giovane e bello per sempre, proprio come la dea immortale.
Durante le cerimonie in onore della dea veniva eseguita la cosiddetta danza degli specchi, dove le ballerine eseguivano una danza ritmata tenendo in una mano uno specchio e nell’altra delle nacchere a forma di mano, anch’esse sacre alla dea. Una bella immagine di questa danza particolare si trova nella necropoli di Saqqara all’interno della tomba di Mereruka, visir del faraone Teti dell’Antico regno.
Cit. dal National Geographic.
Hathor era descritta come la dea più bella dell’Olimpo egizio ed era associata alla sessualità e all’amore, tanto che i greci la identificarono con la dea Afrodite, la Venere dei romani.
«Come è bello il tuo viso
quando appari in gloria
quando sei piena di gioia»
si trova scritto nel tempietto a File dedicato alla dea.
Inoltre sacro alla dea era lo specchio, oggetto legato alla bellezza e colmo di significati simbolici dovuti alla sua qualità di riflettere le immagini creando un “doppio” della realtà. La parte riflettente era tonda o ellittica e poteva essere in oro, argento o bronzo lucidato, tutti colori legati allo splendore luccicante del sole. Il manico degli specchi era spesso decorato con il volto della dea, con corna e orecchie bovine: in questo modo si augurava a chi vi si specchiava di rimanere pieno di vita, giovane e bello per sempre, proprio come la dea immortale.
Durante le cerimonie in onore della dea veniva eseguita la cosiddetta danza degli specchi, dove le ballerine eseguivano una danza ritmata tenendo in una mano uno specchio e nell’altra delle nacchere a forma di mano, anch’esse sacre alla dea. Una bella immagine di questa danza particolare si trova nella necropoli di Saqqara all’interno della tomba di Mereruka, visir del faraone Teti dell’Antico regno.
Cit. dal National Geographic.